Paolo Monti in Emilia-Romagna
Paolo Monti arriva in Emilia-Romagna alla fine degli anni ‘60, chiamato da Andrea Emiliani, all’epoca funzionario della Soprintendenza alle Gallerie di Bologna, per una prima campagna di rilevamento fotografico del territorio, in particolare delle aree appenniniche. Emiliani racconta di avere conosciuto Paolo Monti lavorando presso Garzanti all’epoca della redazione della ‘Storia della Letteratura Italiana’ affidata a Natalino Sapegno e Emilio Cecchi, per la quale Garzanti chiama Paolo Monti a realizzare le immagini a corredo della prima edizione. Emiliani avrebbe poi ricordato che Livio Garzanti giustificava l’affidamento dell'incarico a Monti sulla base di tre motivazioni principali: perché, a suo dire, era il migliore, perché “è quello che costa di meno” e perché insegnava fotografia a suo figlio.
Le prime campagne fotografiche
La figura di Emiliani è centrale per il lavoro di Monti in Emilia-Romagna: come soprintendente commissiona infatti al fotografo ossolano le prime quattro campagne di rilevamento dei beni culturali sul territorio, con la collaborazione dell’assessore alla cultura della Provincia di Bologna Carlo Maria Badini che contribuisce a finanziare il progetto. La prima indagine di Monti è dedicata al territorio di Porretta Terme, poi sarà la volta, tra il 1969 e il 1970, dei due versanti della valle del Reno. Una quarta campagna sarà eseguita nel 1971 nella valle del Santerno.
IBC, Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali
Le campagne di Monti contribuiscono a dare forma ad un nuovo modello di conoscenza del patrimonio inserito nel paesaggio che porta a ripensare in qualche modo il concetto tradizionale di bene culturale, inteso ormai come parte di un sistema complesso che integra il valore artistico, culturale e di paesaggio, portando all’istituzione in Emilia-Romagna nel 1974 del nuovo Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali (IBC) del quale Emiliani è il primo presidente. La collaborazione di Monti con l’IBC porta negli anni seguenti a nuove campagne fotografiche sul territorio della valle del Po e su altre porzioni del territorio.
Il ruolo dell'IBC come promotore di campagne pubbliche di rilevamento fotografico non si limiterà alla collaborazione con Paolo Monti: nel corso di oltre trent'anni di attività l'istituto promuoverà importanti commissioni fotografiche, affidate a fotografi come Corrado Fanti e Gabriele Basilico, fino alla sua chiusura avvenuta nel gennaio 2021, quando le sue funzioni confluiscono nel nuovo "Servizio patrimonio culturale" della regione Emilia-Romagna.
Le altre campagne
Il valore delle prime campagne fotografiche di Monti nella costruzione della conoscenza del patrimonio e di una nuova consapevolezza delle necessità di valorizzazione e tutela è riconosciuto da altre amministrazioni pubbliche in Emilia-Romagna, e nel 1971 riceve un incarico dalla Provincia di Forlì per il rilevamento fotografico dei beni culturali della montagna, seguito nel 1972 da un incarico analogo da parte della Provincia di Modena.
I centri storici
I primi anni ‘70 sono anche gli anni nei quali in Emilia-Romagna in particolare si apre un intenso dibattito a livello culturale e politico sul ruolo dei centri storici e sulle forme possibili di tutela e sviluppo. La fotografia dei Monti si rivela nell’ambito di questo dibattito uno strumento di grande importanza.
La mattina dell’8 agosto 1970, In collaborazione con l’architetto Pier Luigi Cervellati e di nuovo con Andrea Emiliani, Paolo Monti dà inizio a una straordinaria e inedita opera di rilievo fotografico del centro storico bolognese, battuto a tappeto e con un rigore documentaristico quasi scientifico.[1]
Le immagini raccolte, oltre 5.000, costituiranno il nucleo centrale di un’importante esposizione a Palazzo d’Accursio, intitolata “Bologna Centro Storico”, attraverso la quale l’equipe di tecnici e studiosi coinvolti presentò alla cittadinanza la variante del piano regolatore per la tutela del centro storico, con la quale si sancivano la necessità e i principi non solo culturali, ma anche sociali ed economici di una conservazione delle forme storiche e urbane, considerando la conformazione urbanistica storica di Bologna e l’architettura del centro come un determinante fattore della qualità di vita della sua popolazione e della struttura dei valori di partecipazione e vita collettiva storicamente consolidati nelle città emiliane.
Dopo quella bolognese, saranno molte altre le amministrazioni comunali della regione ad incaricare Paolo Monti di condurre analoghe campagne di rilievo fotografico dei centri storici, contribuendo agli studi propedeutici all’introduzione delle prime misure di tutela come già avvenuto a Bologna, e costituendo spesso un importante strumento di presa di coscienza dell’importanza dei centri storici delle città emiliano-romagnole anche da parte della popolazione che le abita.
Nel corso di dieci anni sono 18 le campagne che Paolo Monti conduce sui centri storici in Emilia-Romagna, documentando città delle dimensioni di Parma, o Reggio-Emilia, ma anche centri minori quali ad esempio Pieve di Cento e San Giovanni in Persiceto.
Nell'agosto del 1973 Paolo Monti rivolge l'obiettivo 35mm decentrabile della sua Nikkormat FTn sul centro storico della città di Modena. →→