La fotografia pubblica
Mission héliographique
La fotografia è ancora giovane quando si impone all’attenzione di chi, come lo scrittore e archeologo Prosper Mérimée, investito in Francia nel 1834 della carica di Ispettore Generale dei Monumenti Storici, ne intuisce lo straordinario potenziale di documentazione dell’esistente. Quella lanciata da Mérimée nel giugno 1851 con lo scopo di censire i monumenti francesi attraverso la raccolta di “disegni fotografici” in vista del loro restauro, diventa così la prima vera campagna pubblica di rilevamento fotografico della storia. La campagna, battezzata successivamente con il nome di “Mission héliographique”, prevedeva che i fotografi incaricati Édouard Baldus, Hippolyte Bayard, Gustave Le Gray, Henri Le Secq e Auguste Mestral si dividessero una lista di 1082 monumenti storici stilata da Mérimée, documentandone lo stato di conservazione attraverso la tecnica del callotipo messa a punto da William Fox Talbot e preferita al dagherrotipo per ragioni tecniche e pratiche. Sebbene i risultati della campagna non si riveleranno all’altezza delle ambizioni di Mérimée e della commissione, che non li pubblicherà giudicandoli troppo ‘artistici’ e non abbastanza interessanti sul piano documentale, la sua importanza come primo esempio a grande scala di rilievo fotografico su incarico pubblico è innegabile e rimarrà come punto di riferimento per operazioni analoghe.
La campagna della FSA
Tra le grandi commesse pubbliche di rilevamento fotografico, pur se non diretta verso il rilievo del patrimonio monumentale, non si può non ricordare, la straordinaria missione fotografica lanciata nel 1935 da Roy Stryker per conto della Farm Security Administration con lo scopo di documentare le condizioni di vita dell’america rurale e sensibilizzare gli americani sulla necessità della campagna di riforme di Roosevelt. I fotografi scelti da Stryker anche in virtù del loro impegno sociale e politico, tra i quali troviamo nomi come quelli di Walker Evans, Dorothea Lange e Arthur Rothstein, producono tra il 1935 e il 1942 un corpus di oltre 270.000 immagini che documentano il paesaggio sociale, l’architettura vernacolare e la cultura dell’america negli anni della grande depressione, lasciando immagini di grande impatto, tra le più note e celebrate della storia della fotografia.
Inventaire général du patrimoine culturel
Se la campagna della FSA punta gli obiettivi più che altro sul paesaggio umano, un’altra grande commessa pubblica di rilievo in Francia, lanciata nel 1964 su iniziativa di André Malraux e André Chastel col titolo di “Inventario Generale del Patrimonio culturale”, si pone di nuovo la missione di documentare e recensire il patrimonio monumentale attraverso l’uso della fotografia, ma anche il rilievo grafico e cartografico, la raccolta di documenti e studi, trasformandosi in una campagna organica e periodica da ripetere nel tempo per mettere a disposizione degli studiosi, dei ricercatori e degli attori delle loro trasformazioni una base di dati omogenea e complessiva sul patrimonio. (pop.culture.gouv.fr).
La campagna fotografica della DATAR
Ancora in Francia, continuando una consolidata tradizione di campagne pubbliche di rilievo fotografico, nel 1984 assistiamo al lancio della mission photographique della DATAR (Délégation interministérielle à l'aménagement du territoire et à l'attractivité régionale), con l’obiettivo di rappresentare il paesaggio francese degli anni ottanta. Il progetto di rilevamento del paesaggio si conclude definitivamente nel 1989, avendo coinvolto ventotto fotografi, tra i quali Lewis Baltz, Gabriele Basilico, Robert Doisneau e Josef Koudelka. (missionphotodatar.anct.gouv.fr)
La fotografia pubblica in Italia
In Italia le prime campagne fotografiche risalgono ai primi anni del Novecento e furono spesso legate a scopi documentari e di promozione del patrimonio culturale e paesaggistico del paese. Possiamo ricordare ad esempio la Campagna Fotografica del Touring Club Italiano (TCI),
avviata nel 1899 per documentare le bellezze paesaggistiche, storiche e artistiche dell'Italia. Questa campagna coinvolse numerosi fotografi, tra cui Vittorio Sella, e fu una delle prime iniziative di questo genere nel paese. Per una prima campagna di rilevamento fotografico commissionata direttamente da un ente pubblico, dobbiamo attendere gli anni ‘30 del novecento, quando con la Campagna Fotografica della Direzione Generale per le Antichità e le Belle Arti il governo italiano commissionò una serie di fotografie per documentare i siti archeologici, i monumenti storici e le opere d'arte di valore nazionale.
Nel 1978 l’amministrazione comunale di Milano incarica Gabriele Basilico con il progetto "Milano. Ritratti di fabbriche" di documentare il paesaggio industriale della città, evidenziando il cambiamento nella struttura urbana e il rapporto tra la città e l'industria.
Tra il 1989 e il 1990, su iniziativa del Comune di Rubiera che coinvolge la provincia di Reggio Emilia e altri comuni limitrofi, nasce il progetto “Linea di confine”, con l’obiettivo di dare vita ad una serie di indagini fotografiche sul territorio provinciale. Questa esperienza porta al coinvolgimento di autori come Lewis Baltz, Olivo Barbieri, Guido Guidi, walter Niedermayr e molti altri, che nel corso degli anni ‘90 conducono una serie di indagini che si configurano come una delle esperienze più significative di committenza pubblica fotografica degli ultimi anni. Nel 2000 Linea di Confine per la Fotografia Contemporanea si costituisce come associazione culturale formata da enti pubblici.
All’interno di questo quadro storico, costituendone senza dubbio un momento di particolare rilevanza, si collocano le campagne fotografiche che Paolo Monti conduce in Emilia-Romagna tra gli anni ‘60 e gli anni ‘80 del secolo scorso. →→